IMPARARE A PIANGERE RIDENDO
Un bel tris oggi. Mentre la pioggia riempiva ogni mio più oscuro andito, nel tragitto tra il cinema Anteo e il Plinius ho pensato più volte a quale forza mi muovesse per andare incontro ad altri 125 minuti di dolore allo stato quasi puro, ossia cosa mi spingesse a vedere Mare dentro di Amenàbar...
Con ordine. Ore 10,30 Heimat 3 parte 1 di 6. Non è bello ridurre, ma dirò solo che la prima sequenza del bacio sullo sfondo degli eventi berlinesi del dicembre 1989 vale da sola un film.
Poi è arrivato Wenders: land of plenty. La polemica parte dal titolo e praticamente da lì non si muove. La ventenne Michelle Williams è assolutamente fantastica e spesso ho desiderato che l'immagine si bloccasse sul suo sorriso e di poter staccare lo schermo per portarlo a casa. Il buon vecchio Wim sembra indicare quasi la strada del diario di viaggio. A mio avviso ha usato dei mezzi digitali volutamente poco raffinati con poche preoccupazioni di regia e fotografia (non a caso è prodotto dalla InDigEnt che sta per Indipendent Digital Entertainment). In pratica si dequalifica al rango di filmmaker indipendente e a me non può che far piacere che un maestro come lui venga a trovarci nella periferia del cinema.
Poi, come una calamita, nonostante gli elementi contrari, sono stato attratto da Mare dentro e qui sono tornato al cinema dei quartieri alti con una cura esaltante dei particolari, una pulizia di racconto e di immagine impeccabile, ma al tempo stesso una capacità poetica capace di riscaldare le mie membra umide fino al tallone. Ho riso piangendo e pianto ridendo e ho visto gente abbracciarsi sui titoli di coda. Finalmente.
Vostro Alexthecat
mercoledì 15 settembre 2004
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