domenica 19 settembre 2010

A PROPOSITO DI REALTA'

Dei simpatici colleghi di San Francisco hanno relizzato un test video in HDR, ossia con un'ampia gamma dinamica. Cosa significa ampia gamma dinamica? Per semplificare si potrebbe dire che è la gamma della luce visibile da un sensore (in primis l'occhio umano), ma QUI troverete una spiegazione molto più accurata della mia. L'HDR si pratica da tempo nella fotografia digitale e oggi alcune macchine incorporano questa funzione in modo molto semplice. Per ottenere una foto in HDR si scattano una serie di fotografie con esposizioni diverse (da sottoesposte a sovraesposte). Le informazioni così ottenute vengono fuse in un'unica foto che incorpora le caratteristiche dinamiche di tutti gli scatti. L'effetto risultante è molto più che reale. Direi iper reale o surreale. E', in effetti, un'altra interpretazione del reale, cosa che il cinema compie per definizione... Ma questo è un discorso che verrà affrontato nelle prossime puntate di questo quadernetto virtuale. Per ora è più interessante vedere lo strano effetto che fa e come ottenerlo in video. Già perché in video, al solito, è tutto più complicato. Per prima cosa c'è il problema di acquisire con due telecamere la stessa identica inquadratura contemporaneamente. Infatti, se nella fotografia è sufficiente una sola macchina che scatta varie immagini pressoché identiche, nel video c'è la necessità di riprendere l'azione in movimento e quindi (almeno) raddoppiare le telecamere perché una sia esposta in modo diversa dall'altra. In realtà la tecnica di riprendere una scena con due telecamere posizionate in modo identico non è nuova. Per esempio, nel primo e inimitabile Predator c'era la necessità di realizzare la soggettiva del mostro alieno che aveva una vista all'infrarosso. Per far capire che si entrava negli occhi del pessimo cacciatore nel film si vede la scena prima "al naturale" e poi all'infrarosso. Le telecamere erano quindi due puntate sulla stessa identica inquadratura. Una caricata con pellicola normale e una caricata con pellicola sensibile all'infrarosso. Il problema è proprio centrare l'identica inquadratura. Cosa che si fa con un cosiddetto "beam splitter" o "image splitter" che è un dispositivo che duplica un'immagine e la direziona verso due telecamere. Oggi questi duplicatori vengono usati anche per realizzare le riprese in 3D. In questo caso però, l'immagine non sarà identica, ma leggermente diversa per riprodurre la distanza tra gli occhi e quindi la stereoscopia.

Il discorso potrebbe farsi lungo e quindi è meglio, per ora, godersi lo spettacolo di questa realtà decisamente arricchita o aumentata.






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