martedì 20 ottobre 2009


Severamente Severino.


L'elegante orrore della parola fine.


C'è un pensatore che mi piace molto e di cui capisco poco, ma che percepisco essere in conflitto con sé stesso come qualunque essere razionale dovrebbe essere. Il buon vecchio Emanuele non è solo un Prof. che parla di filosofia, bensì è un vero filosofo, uno che disegna idee, pone problemi, di professione si arrovella.


Pensare che ci sia qualcuno che si preoccupa molto delle sorti umani è per me fonte di grande sollievo. In una storia di paperi di un altro grande filosofo-disegnatore, Carl Barks, zio Paperone, impegnato nel materialismo più puro di fare i soldi, paga Paperino per disperarsi al posto suo, in pratica per arrovellarsi e quindi per essere un filosofo papero.


E si arrovella molto bene anche il nostro E. perché leggerlo e ascoltarlo è un vero pasto per la mente, anche quando, come capita spesso, non ci capisco molto.


Un tema che lo appassiona mi pare di intuire sia la provvisorietà dell'essere. Il fatto che le cose emergano provvisoriamente dal nulla e quindi nel nulla ritornino per sempre è un fatto che all'Emanuele non va molto giù.


La vita è un continuo entrare e uscire casuale dal nulla. Come è arrivato questo gatto sulle mie ginocchia? Perché è finita la mia storia con Annie? Dove finiranno tutte le cose e persone che ho conosciuto?


Peep!
- Risponde il concorrente con gli occhiali.
- In un eterno e insondabile nulla?
- Esatto! (seguono applausi al nulla).


Meglio sarebbe poter dire: in paradiso, all'inferno, in un'altra dimensione, nel paese delle meraviglie, nella cesta dei saldi. Ma il nostro Pensatore non crede in nulla di tutto ciò. Vorrebbe potergli credere, vorrebbe credere alle fate, agli gnomi, ma la scienza e la ragione gli hanno lasciato solo la consapevolezza dell'Orribile Nisba.


Non c'è salvezza dal nulla per noi poveri Emanueli un po' troppo miscredenti e restiamo lì con in mano il cerino della nostra inesorabile finitezza.


Eppure, eppure... Il nulla ha i suoi lati fortemente positivi. Il nulla è per logica un elemento creativo, perché dalla sua negazione nasce per forza qualcosa. Il nulla non è una condizione eterna. Il nulla si annulla provvisoriamente con qualcosa che altrettanto provvisoriamente esiste. Non è neanche una condizione disdicevole, il nulla. Del resto lo sperimentiamo ogni giorno. Sogni a parte, che cosa è il sonno se non un quotidiano allenamento al nulla? La fine me la vedo esattamente così: una dormita come non la facevo da anni. Non male.


Anche cinematograficamente la parola “fine”, ormai desueta perché sembra che tutto per forza debba perpetrarsi, mi piace molto. La parola fine è sincera, schietta, elegante e pulita. Un film finisce per fare spazio ad un altro film. Pensaci Severino. Meglio uno schermo nero o un non schermo che vedere la corazzata Potemkin per l'eternità...



(nella foto: aggiustare la parabola col temporale è un buon metodo per giungere rapidamente al nulla)


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