lunedì 16 giugno 2008

Sal Salamandra.
Genesi di un personaggio.

1997. Avevo 25 anni e non ero proprio timido nei panni dell'universitario che aveva finito le possibilità di rimandare il militare. Come mi è capitato spesso, più per pigrizia che per calcolo, ho lasciato che il destino giocasse le sue carte e non provai nessuna gabola allora in voga per finire in qualche posto raccomandato a fare il servizio civile. Mi sembrava assurdo che ci si dovesse immanicare anche per una scelta che in teoria avrebbe dovuto essere ideologica. Ne fui ricompensato con un viaggio di 10 mesi nel profondo bresciano, in un paesino sperduto a 7 km dal lago di Garda. Lo ricordo ancora come un periodo tra i più belli vissuti per  esperienze e relazioni umane.  Facevo l'operaio comunale o più volgarmente lo stradino. Il mio capo era un buffo signore panciuto con baffi ottocenteschi che parlava un dialetto marziano e che mi chiamava “martellone” appellativo usato per i comunisti dai leghisti doc come egli si definiva. Simulava rudezza di carattere, ma si capiva subito che faceva parte di un'umanità rara. Si giocava a stuzzicarsi sui reciproci stereotipi culturali. La sua cultura paesana spesso si scontrava con la mia cittadina. Talvolta in modo brutale. Il mio capo aveva la predilezione di farmi incazzare ad esempio uccidendo animali che per me erano preziosissimi in quanto da cittadino soffrivo (e soffro) di un grave deficit di natura. Ogni volta che poteva mi lanciava in faccia un serpente che era riuscito ad uccidere poco prima. Inutile spiegargli che gli orbettini o le bisce d'acqua non erano pericolose. Per lui erano semplicemente troppe. O peggio avevano qualche maledizione addosso. Era incredibile scoprire quante superstizioni sopravvivessero alle soglie del terzo millennio a 100km da Milano. Un giorno, durante la pulizia di un fossato trovò una lucertola particolare e, stranamente, invece di ucciderla mi chiamò a guardarla. Era una salamandra. Non avevo mai visto una salamandra in vita mia e ne rimasi molto colpito. Era bellissima. Tutta nera e con macchie arancioni. La presi in mano tra le invettive del mio capo che blaterava che era velenosa e che portava rogna. Addirittura disse che era imparentata con il diavolo in persona. Forse quello era il motivo per il quale non la uccise, ma penso in realtà che avesse voglia di vedermi felice della scoperta.

In effetti scoprii successivamente che le salamandre nelle leggende popolari sono considerate resistenti al fuoco e quindi inesorabilmente sataniche. C'è da augurarsi di non rinascere salamandra o gatto nero almeno fino a che l'illuminismo non torni a prevalere.

Ad ogni modo tutta questa storia mi ha fatto pensare ad un personaggio per un prossimo film, lungo o corto che sia. Sal Salamandra. Non saprei bene ora dove collocarlo, ma la sua caratteristica principale è che la gente ne pensa male a sproposito. Pensa che sia cattivo o porti sfiga anche se in realtà non è vero. Sal Salamandra vive nell'immaginario collettivo come una leggenda negativa. Per questo Sal Salamandra è diffidente della gente e ricambia il sentimento di avversione con modi rudi, ma è in fondo, molto in fondo resta un buono. Sal Salamandra ha solo bisogno di qualcuno che lo tratti senza pregiudizi.
Potrebbe essere il classico poliziotto cinico da noir. Oppure un killer dall'animo gentile. In un modo o nell'altro Sal Salamandra presto vivrà. Anzi. E' già qua.

Si ringrazia per la foto Matteo, fotonaturalista di gran talento.


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