sabato 8 marzo 2008

Un tinello maron.

Stavo di fronte alla scatola magica quando appare un tizio che prova a comprare casa con 50 mila conchiglie. La città poteva essere la nostra, ma anche un'altra simile. Come era facile aspettarsi con 50mila telline ti compri una risata sul mento e un po' di compassione. Allora mi sono detto: se faccio la stessa cosa con altrettante bivalve otterrò più o meno lo stesso scorno. Che poi avendo una certa età è più lo “scorno dei matusa”. Che poi è quello che stavo per fare nell'illusorio tentativo di trovare un ripostiglio dove mettere i nostri debordanti culi creativi.
Ma siccome nella mia città dei “grandissimi figli di troia” distruggendo il “bosco di Gioia” tirano su palazzi inutili a me e alla maggior parte della cittadinanza lasciando i tinelli maron crescere di prezzo manco fossero loft con affaccio su Times Square neanche con 100mila patelle ti prendi una fossa capace di contenere il tuo corpo per intero.

Ad ogni buon conto, com'è come non è, di colpo, un'illuminazione. Come quella che ha baciato Giuliano Ferrara riducendolo a un folkloristico predicatore   scongelato dal medioevo.
Cioè non mi sono ridotto a un fanatico surgelato, parlo dell'effetto di luce.
Un po' come quando ascolti per 20 anni una canzone e poi ad un tratto ne capisci il significato. Cioè rifletti su un versetto che da anni ti ronza, lo ripeti, ma solo in quel secondo fatale fai tuo.

Intervallo: patatine, popcorn, bomboniereeeee...


Due droidi a centro sala. Uno dei due tira su col naso.
- No l'intervallo no.
- Ma che fai piangi?
- Fprrr. Sì... E allora?
- E da quando?
- Dall'update 10.6.9.3.
- Che storia. E com'è piangere?
- E' bello... Bellissimo! Uaaaa...
2° tempo con foto a casaccio.






Bene. Siccome non mi piace divagare andrò dritto al punto e ringrazio a priori chiunque della domanda.

In quel momento ho capito a cosa potrebbe servire in futuro la scatola magica: effettuare al mio posto delle esperienze per evitarmi lo scorno, ma non solo. Tipo accendo la scatola...  Aperta parentesi. Volendo dirla tutta, la scatola non è mai del tutto spenta. Di notte la vedo lì che fa finta di dormire, a volte simula di russare, con quel suo occhietto rosso sempre acceso che pare ci voglia una centrale nucleare per dargli la vita.
Quell'occhietto lì si beve l'energia di una centrale nucleare. Occhietto goloso. Ordunque tornando al sodo che più conta il futuro della scatola luminosa è presto detto. Essa non mi veicola più solo le onde luminose, ma traduce in atomi i miei pensieri. Tipo se voglio andare a fare la spesa io penso: voglio andare a fare la spesa, faccio una lista. Sullo schermo appare uno che fa una lista e ci mette, guarda caso, proprio le cose che sto pensando io. Le stesse identiche. Non come su internet che tu ordini un barattolo di miele e ti arriva una crema idratante al miele. Poi il tizio esce e va al supermercato. Uno bellissimo dove le clienti sono bellissime e  ammiccano con insistenza quasi molesta. Le cassiere sono tutte Sharon Stone 20enni e non vorresti che il tuo alter ego pagasse, ma vorresti continuasse a flirtare con loro dicendo frasi poetiche. Vabbè prima o poi bisogna uscire da lì. Tu spegni la scatola (anche se lei al massimo pitoneggia) e apri il frigo e dentro trovi tutto quello che hai pensato più un paio di numeri di telefono delle cassiere perché avevi raggiunto 2000 punti con la carta fedeltà. Alle cassiere ovviamente.
E così via finché Atahualpa o qualche altro dio non ti dica: descansate niño, che continuo io.

Nella prossima puntata: il relativismo e Walker Texas Ranger.

Nessun commento:

Posta un commento