venerdì 21 dicembre 2007

UN GROSSO UOVO VIBRANTE

Perché si passa dalla notte al giorno? E soprattutto perché a un certo punto è solo notte?
Domande inutili sul tutto ciò che passa e non saluta.

Riemergo ora da un lago di Stanchezza, gaudente, ancora non ben conscio di cosa è successo e di come sia andata la nostra prima esperienza di lungometraggio. Meglio: di inizio di lungometraggio.
Se pensi che il giorno dopo la gente ti guardi in modo diverso ti sbagli. Anche il barista ti fa pagare il cappuccio uguale al giorno prima. Al massimo di più per via del petrolio. Se le auto andassero a caffè e noi bevessimo petrolio la mia economia ne gioverebbe. Perché non ho l'auto e bevo tè.

Sono entrato sul set come se fossi tornato nell'utero. Intorno a te c'è un mondo di suoni  e immagini di persone che fanno cose strane vicino a oggetti ancora più strani. Delle persone al tuo via cominciano a dire cose a muoversi nello spazio.

Poi si fermano e le devi radunare come un cane pastore prima che vadano a brucare le margheritine.

Dopo due ore ho perso il contatto con la realtà e mi muovevo molto poco conscio in una sorta di meccanica euforia. Ovvio che vengano fuori le cose a cui non avevi pensato. Evidente che tante cose andavano preparate meglio. Altre invece vanno decisamente meglio di quanto ti aspettassi.
Più volte ho cercato di leggere nell'espressione del mio socio un segnale di come stessero andando le cose, ma la temperatura da ghiacciaia del grande uovo gli aveva stampato un'aria da “misto pesce per risotto” di difficile interpretazione.

L'emozione non arriva subito, sei troppo concentrato a sbagliare qualcosa. Arriva il giorno dopo. Toc toc.

Abbiamo messo su un bel teatro anche stavolta, penso. Lo capisco dopo. Al momento è un'anomalia naturale. Come dire all'operatore del crane  di farmi una panoramica a pioggia. Naturale. Poi arriva la sensazione che comunque la racconterai non riuscirai a restituire quella sensazione di Opera. Un po' per contrasto con la quotidianità ti viene anche un po' di nostalgia di quel grosso uovo vibrante che ti ha reso genitore di qualcosa...



1 commento:

  1. ho ricordi confusi di quella giornata. essere attore è esperienza che ti accresce. soprattutto in un set così: alieno, allucinante. recitare è cosa strana: il tuo corpo si muove, parla e pensa cose generate da altri, da chi ora però è distante, dopo una lunga gestazione ti ha abbandonato. sei un figlio ripudiato. o, forse, è solo giunto il momento di diventare grandi. adesso i tuoi creatori sono

    attenti alle luci, all'inquadratura, ad un microfono che non funziona. e in tutto quel marasma creativo ti senti solo, piccolo, orfano. il mondo intorno a te è in continuo fermento. accadono cose che non comprendi. e anche tu non sai chi sei. hai un aspetto che non ti assomiglia. devi fartene una ragione. quello è il tuo mondo. quello ora sei tu. nato una seconda volta. il tuo Dio ti ha rinnegato ed ora si occupa del monitor. Come nella vita, ti fai forza, e impari a camminare. e scopri che anche questo mondo è meraviglioso, che tutti ti vogliono bene, e che anche questa vita merita di essere vissuta, anche se sei un reietto : sei il terrorista numero 4

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