SCENE DI GIUBILO

Per un lavoro che non esito definire "alimentare" nel senso di mirato a soddisfare bisogni esclusivamente primari come ingerire proteine e carboidrati o comprarsi il dvd di "Old boy", per tale lavoro dicevo, si è posto un rilevante dilemma artistico: trovare in breve tempo scene di persone in visibilio, gente che vince, segna goalss, riceve dei premi, insomma gente in stato di giubilo non indotto da farmaci, ma da fatti concreti. Non so cosa dica il dizionario a proposito, ma il concetto di giubilo che si voleva ottenere era "un'espressione pubblica del proprio successo in maniera più o meno intensa". Così ci siamo attaccati alla tv e preso immagini di film famosi in cui si esprimesse con vigore questa simpatica emozione. Simpatica. Simpatica? Guardando con occhio un po' meno superficiale i festosi gaudenti mi è sembrato di percepire tutto tranne che la simpatia. Dai campioni dello sport ai vincitori della sagra dello gnocco fritto, stillavano supremazia, invidia e odio. E questi benevoli sentimenti si diffondono più dell'aviaria tra le folle osannanti. Dai protagonisti più che felicità per sé viene quasi sempre una pernacchia per gli altri. Nello sport non vi è neanche ipocrisia e i gesti dell'ombrello dei tifosi sono la traduzione più letterale del significato dell'impresa: noi vincenti, voi perdenti. Ma sono le occasioni "alte" come i premi letterali o cinematografici, i riconoscimenti discografici in cui si assiste alla distanza tra il godimento di uno e il rosicamento di molti. E' inutile negarlo il fair play è puramente esercizio di galateo quando vedi che qualcuno ti ha superato senza averne meriti. E dalla nostra prospettiva gli altri non hanno mai meriti. Applaudiamo il vincente perché staccargli la testa sarebbe contro la legge, salutiamo il perdente perché la testa a lui l'abbiamo già staccata. Del resto lo dice anche una pubblicità: suonare al matrimonio di chi ti ha detto o me o la tromba non ha prezzo. Il giubilo è sempre lo scorno di altri. Magari un giorno impareremo a non giubilare più e la tristezza di tutti renderà più giusto e corretto il mondo.
Nella foto: esercizi di uguaglianza.
(Tratto da: il cinema fatto dai Lemuri, di futura pubblicazione).
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