(P. Conte “Fuga all'inglese”).
Anche se guardo la mia mano quasi mai ci penso. Nemmeno quando la uso. Cosa che accade tutti i giorni. Dopo l'occhio, la mano è la mia seconda periferica preferita.
Torno ad avere coscienza della mia mano: a) quando si fa male; b) se incontra un'altra mano.
Nella seconda ipotesi, la parte diventa tutto e tutto vola leggero come un pensiero.
Capita raramente di uscire dal cinema e non sentirsi la terra sotto i piedi.
Wall-E è un film di periferiche, di arti.
Doppio doppio senso.
Perché Wall-E è un'Opera di quelle fatte a mano.
Quella mano che ti porta via e ti fa volare leggero come un pensiero.
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