venerdì 24 marzo 2006

GUIDATI DA UN INSOLITO DESTINO…
(breve cronaca quasi live di una trasferta a Bologna)

In questo preciso istante mi trovo praticamente sotto la torre degli Asinelli, giunto ormai al termine di una tre giorni intensa e soprattutto ricca di eventi fortunati e fortuiti che a volte fanno pensare di aver svegliato un simpatico regista Superiore che si diverte a dirigere la tua vita e, con mia gioia in questo caso, a privarmi anche dell'idea di possedere un libero arbitrio.

Siamo partiti dal Grande Caco io e il Grande Cesare* per andare a conoscere Italo Petriccione, autore delle atmosfere visive di credo tutti i film di Salvatores e di svariati altri registi. Insomma uno dei più importanti direttori della fotografia italiani. Alla fine dei tre giorni con Italo ci attendeva un seminario extra sponsorizzato dalla Kodak con un direttore della fotografia americano che ci avrebbe fatto conoscere vizi e virtù di una macchina da presa con pellicola super 16.


Con Italo è stato subito chiaro che non eravamo in presenza di una persona qualunque e che non era lì per dovere, ma per il piacere di trasmetterci qualcosa. Il suo esordio è stato trucido e iperrealista: il concetto, che più che un concetto è una constatazione, era che la produzione cinematografica in Italia è pressoché ferma e di non farsi troppe illusioni. Il pubblico non ha apprezzato e gli ha subito fatto capire che se era venuto per stroncarci sarebbe stato peggio per lui e che questi discorsi li lasciasse ai vecchi babbioni (il pubblico caldo dei seminari). Italo allora, che vecchio babbione non è a quel punto è si è lasciato andare cominciando a raccontare le sue avventure cinematografiche, lasciando tutti noi aggrappati alla sedia per tre giorni di fila. Quello che più ci ha colpito è stata la grande passione che trasmetteva e la generosità nel rivelare tutti gli aspetti del suo lavoro fin nei dettagli più minuti.



Cesare: però hai visto? Non siamo mica così distanti sulla tecnica.


Io: hai ragione, tuttavia il cinema è fatto solo in parte di tecnica. Il resto è arte,


Cesare: intuito,


Io: sensibilità,


Cesare: cultura…


Siamo andati avanti una sera a dire che cosa era anche cinema…

Italo è stato un grande anche in modestia. Mi sarei aspettato più distacco o più prosopopea da uno del suo livello e invece ci trattava da pari. Notevole.
Domenica sera, nello stesso luogo dove si teneva il seminario, decidiamo di beccarci Quo vadis baby di Salvatores, un film che mi ero perso e che mi interessava anche dal punto di vista tecnologico dal momento che era stato girato in alta definizione.


Cesare: beh non mi sarei accorto che era in alta definizione se non lo avessi saputo…


Io: l’attrice è bravissima, la storia è un po’ così, ma lei sarebbe perfetta per uno dei nostri prossimi corti…


Cesare: quale?


Io: “siamo qui”.


Cesare: ah certo! Sarebbe perfetta!

Sta di fatto che la sera dopo io e il Grande Cesare finiamo in un centro sociale alle porte di Bologna per assisterete a una rassegna di corti in cui recitava una nostra amica. Alla fine della serata musica tunz tunz e penombra. Io e il Cesare facciamo quelli che alla nostra età vanno a letto presto, ma prima cerco di recuperare tra la folla i nostri amici per salutarli. Mi aggiro con occhio da terminator per trovare la mia Sara Connors quando il mio scanner identifica un volto noto: orpo! Mi dico: mi venga un colpo se colei che ho di fronte non è la protagonista di Quo vadis baby! Per non fare figuracce la scruto un po’ piegando la testa. Sì è lei, ma che le dico? Salve sono Alex l’ignoto regista padano? Come si fa in questi casi? Non ho il tempo di farmi altre domande così intelligenti che lei, l’Angela Baraldi in persona, mi scorge e, probabilmente avvezza ai mentecatti come me, risolve la situazione dirigendosi dalla mia parte, tende una mano a cui lesto mi aggrappo come un parrocchetto e mi saluta sorridente come se ci conoscessimo da un paio di millenni. Con il palato allappato le spiego chi sono e da dove vengo e butto lì un “ho una sceneggiatura fatta apposta per te”. La porto poi a conoscere il Grande Cesare che nella penombra ci mette un po’ a focalizzare l’evento, ma poi saltella intorno all’Angela manco fosse Rintintin con il piccolo caporale Rusty.



Cesare: caspita è molto simpatica e alla mano!


Io: sarebbe perfetta…


Cesare: sì perfetta.

1 commento:

  1. aggiungerei che alla stazione di milano, prima della partenza, avevo acquistato un libro di Robert H. Hopcke (???) dal titolo "nulla succede per caso"


    sempre vs

    "il grande cesare"

    il "grande" è per il naso :)

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