mercoledì 26 ottobre 2005

...LA STESSA MATERIA DI CUI SON FATTI...

Che cosa ci rende felici? Una casa di marzapane? Un’impronta conosciuta? Ritrovare qualcosa che si credeva perduto? Un biglietto d’oro? Sì a volte basta un pezzo di carta di 3x6 cm che ti trasporti per un viaggio di un paio d’ore nel sonno vegliato di un cinema. Come quello che ho preso l’altra sera per un giro nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Un film che ha esattamente la mia età, ma che in realtà ho visto solo in una versione nuovamente vecchia, contemporanea o postgotica visto che l’autore dell’antica novità è Tim Burton. Credo che l’effetto sia stato simile allo stendersi sul lettino dello psicanalista nella volta in cui si è cominciato a parlare della propria infanzia più onirica. Quando si poteva giocare con nulla e inventarsi storie con protagonisti gli eroi dei cartoni animati o completamente inventati. Si poteva volare e far volare, sguazzare negli elementi, imbrattarsi, sparare, avere il potere assoluto sul proprio mondo irreale. In realtà, io sono stato piuttosto fortunato. Avevo tanti giochi e soprattutto astronavi di forme bizzarre che tenevo con cura quasi maniacale. Alcune si sono conservate fino ad oggi, la maggior parte sono alla deriva nello spazio della memoria. Fino a qualche giorno fa quando sono riemerse tutte insieme in uno dei sogni iperreali che mi capitano in questo autunno né caldo e né freddo. Tutte lì, sulla mensola bianca, nuove come il giorno che le avevo comprate. Solo che la mensola era dentro un negozio e per riaverle bisognava negoziare. Il prezzo sembrava molto accessibile, ma per riaverle si sarebbe dovuto restare chiusi lì dentro per sempre. Nel sogno successivo portavo in spalla, come fosse uno stativo, il nostro direttore della fotografia. Era leggero come un treppiede di alluminio. Quando d’un tratto due uomini con in testa un cilindro mi superano. Sono vestiti di nero e in spalla portano una bara. Uno dei due si gira, ma il volto non c’è. Mi fa un gesto come a dire: ci sei tu qua dentro! Orpo! Quasi quasi mi risveglio per vedere se è vero.

Per ora non era vero. Altrimenti non avrei potuto farmi impiantare da Tim questo innesto di follia dai colori del pavone. Prima di finire trasportato a spalla vorrei fare una cosa come questa. Tra altri trenta e passa anni faremo ballare di nuovo gli UmpaLumpa per la terza e ultima volta.

3 commenti:

  1. Il brasato era finito, ma ti dò questa dritta se vuoi davvero avere delle allucinazioni toste la notte: dormi con le calze. Non ho ancora provato il trip con il passamontagna, ma dicono sia persino pericoloso per la salute psichica.


    Alexthecat

    RispondiElimina
  2. noi ragazzi di strada

    che amiamo le emozioni forti

    siamo andati oltre...

    le calze ( sudate ) come passamontagna...

    ma nadateci piano

    non è robba per tutti


    tyler durden

    RispondiElimina