Calli e Sottoporteghi. Ovvero: cosa fare a Venezia quando non sei morto.
La mia lucidità stamane è prossima a -273 gradi centigradi. Infatti non è bello essere scaricati da un treno in piena notte quando nello scompartimento ti impediscono di dormire con una serie di domande a raffica del livello "non è possibile, un cancro non cambia mai idea". In più devi alzarti alle 7 perchè ovviamente il dvd che avevi portato a duplicare in milioni di copie non funziona come dovrebbe (pare che sopra ci abbiano visto un bel film invece se ne aspettavano uno brutto). Però nella retina mi rimangono impresse ancora le immagini di Venezia, dell'irrealtà più assoluta di una città forse inesistente. E nelle orecchie Marin Marais suonato da un sosia di Paolo Rossi metafisico e il nostro tecnico luci che scalava colonnati come un gibbone e il tecnico del suono che spiccava per positivismo (certo con una fidanzata bionda e con gli occhi azzurri sarei capace anch'io di dire che questo è bianco e quello è nero) e due ragazze che cercano di portarsi via un pezzo di Venezia... ma se tutti facessero così Venezia non esisterebbe più o forse tutta l'Italia si chiamerebbe Venezia. E poi ho pensato e ricordato un sacco di cose mentre i fuochi del Redentore scrivevano sceneggiature nell'aria e pensieri folli tipo "no urne ma baci" (Cinema Urbano)... e il casting per strada che è il nostro forte così come penso che la strada, oltre ad essere un gran buonissimo film, è il nostro luogo elettivo anche se non ci sono canali pieni di acqua verde al nostro fianco.
E' stato tutto molto bello, tutti sono stati bravi e umanamente intensi, mancava una cosa sola...
Vostro
Alexthecat
lunedì 21 luglio 2003
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sgrunt
RispondiEliminamancavo io ciccio!
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