Come passa il tempo quando ci si diverte. Ma anche se non ci si diverte affatto passa lo stesso, quindi il senso dell’asserzione precedente è rasente allo zero. Zeru sensu.
Invece, “Un dì felice” il nostro primo esperimento filmico di senso ne ebbe molto. Fu una palestra molto tosta per capire se si era in grado di raccontare una storia e soprattutto fu una bella occasione per sbagliare quasi tutto quello che si poteva sbagliare. Senza una sceneggiatura ben chiara in testa e senza il minimo canovaccio scritto, passai tre mesi chiuso dentro una specie di teatro a filmare quasi tutto ciò che si muoveva sopra sotto e dietro al palco di tre diverse opere liriche in allestimento. Oltre a un’inestimabile esperienza umana fu anche un modo per imparare qualcosa di regia teatrale e filmica insieme. Il risultato non fu neanche malaccio, dopo mesi di tagli e controtagli che ne dimezzarono la durata iniziale. Magari un giorno pubblicherò la versione monstre, un po’ come Coppola con Apocalypse Now che ogni anno ne tira fuori una versione più lunga. Tra qualche anno arriverà a 7 ore.
Rispetto al 2003 è cambiato quasi tutto là fuori. La tecnologia è migliorata clamorosamente, il clima politico ed economico è peggiorato in modo epico. Tanto che è già da considerarsi un successo il fatto di poter continuare a fare questo mestiere invece di essere emigrati a Saint Tropez come previsto dal vate Fabri Fibra.
E’ quindi un po’ una sorta di sfida al senso di sfiga generale quella che vedrà a breve su questi schermi la pubblicazione di un altro documentario realizzato quest’anno e che di nuovo parla, sotto altri aspetti, di teatro e di uomini che ad intorno ad esso si muovono.
Intanto, per chi se lo fosse perso o per chi lo volesse rivedere, qui sotto “Un dì felice” giunto al suo decimo anniversario.
Per l’occasione, ho riesumato da hard disk ricoperto di polvere, un pezzo del backstage idiota del film che, naturalmente, era molto più lungo del film stesso ed era colmo di cazzate di cui vergognarsi col senno di poi. Motivo per cui rimase in un dvd extra duplicato in 3 copie. Lo spezzone estratto è dedicato ad Anna che in quell’occasione ci insegnò, anche a calci, l’arte del montaggio.
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